Il Signore degli Anelli
J.R.R. Tolkien
Il Signore degli Anelli è forse il romanzo fantasy più famoso al mondo, che ha ispirato centinaia di opere successive, nessuna però in grado di eguagliarlo.
Come tutte le opere di tale fama è stato spesso cercato il significato ultimo del libro, il "messaggio" che Tolkien ha voluto lasciare. In realtà Tolkien stesso dichiarò infinite volte di aver semplicemente voluto raccontare una storia, che nulla ha a che vedere con gli avvenimenti del tempo (in particolare, Tokien nega qualsiasi riferimento alla seconda guerra mondiale e al nazismo) e che non ha lo scopo di insegnare qualcosa.
Tuttavia i riferimenti religiosi e spirituali presenti nel libro sono innumerevoli. Pur non volendo realizzare un'opera religiosamente orientata, Tolkien si rese presto conto che il suo libro era di impronta fortemente cattolica, e per questo eliminò qualsiasi riferimento a religioni mitologiche prima della pubblicazione del libro, così da rispettare la propria fede.
Il tema più ricorrente è quello della speranza, anche in situazioni apparentemente impossibili. I personaggi che lottano per il bene sanno di avere pochissime possibilità di successo, tuttavia lottano con tutte le proprie forze per fare ciò che è giusto, a prescindere dal risultato. La Compagnia dell'Anello stessa richiama l'idea cristiana di fratellanza e aiuto reciproco, contrapposta all'egoismo di Sauron, l'Unico, che agisce da solo e si serve di schiavi.
L'idea che nel mondo vi siano forze sconosciute, alcune che agiscono per il bene e altre per il male, è un evidente riferimento alla provvidenza e alle tentazioni.
L'Anello è l'emblema del male, concetto tanto più rafforzato dal fatto che si tratta di un oggetto attraente, che conferisce potere e che per questo ottenebra i cuori anche di chi vorrebbe utilizzarlo per scopi nobili. La tentazione di farne uso colpisce più o meno tutti, e non a caso il portatore dell'anello, Frodo, è un piccolo hobbit. Non viene scelto un nobile cavaliere, o un elfo di infinita saggezza, come portatore di un tale fardello. La forza, la conoscenza e la saggezza non possono proteggere dalla tentazione del male (Saruman ne è l'immagine più lampante). Viene quindi scelto un personaggio piccolo, insospettabile, un mezz'uomo che viene da un luogo remoto di cui nessuno sa molto. Gli hobbit sono minuti, non sono forti, non sanno combattere. E questa diventa la loro più grande forza, perché nella loro umiltà e semplicità sanno resistere al male, e perciò sono i veri forti.
«Il Signore degli Anelli è fondamentalmente un'opera religiosa e cattolica; all'inizio non ne ero consapevole, lo sono diventato durante la correzione. Questo spiega perché non ho inserito, anzi ho tagliato, praticamente qualsiasi allusione a cose tipo la "religione", oppure culti e pratiche, nel mio mondo immaginario. Perché l'elemento religioso è radicato nella storia e nel simbolismo. Tuttavia detto così suona molto grossolano e più presuntuoso di quanto non sia in realtà. Perché a dir la verità io consciamente ho programmato molto poco: e dovrei essere sommamente grato per essere stato allevato (da quando avevo otto anni) in una fede che mi ha nutrito e mi ha insegnato tutto quel poco che so.»
(Lettera di J.R.R. Tolkien a padre Robert Murray).