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Il vero significato del "non giudicare"

Ultimo Aggiornamento: 22/04/2018 22:05
15/06/2017 12:13
 
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Il vero significato del comando "non giudicate"


La frase "non giudicate" appare più volte nel Vangelo (Mt 7,1 - Lc 6, 37), ed è spesso travisata o interpretata in modo superficiale.
La gran parte dei cristiani, infatti, utilizza il "non giudicate" come scusa per non esporsi, non esprimere apertamente la propria opinione o addirittura tollerare comportamenti profondamenti sbagliati. Si pensa che non giudicare significhi esimersi da qualsiasi valutazione critica, che si debba cioè accettare qualsiasi comportamento - anche se palesemente ingiusto - perché non spetta all'uomo valutare l'operato degli altri.

Tale visione però contrasta apertamente con moltissimi passaggi sia del Nuovo che dell'Antico Testamento, e più in generale contrasta con il principio stesso di carità: la carità cristiana, infatti, consiste nel portare le persone alla fede, alla salvezza della propria anima. La carità, dice Papa Pio X, non consiste nella tolleranza delle convinzioni erronee. La carità sta nello zelo per il miglioramento intellettuale e morale. Di conseguenza è impegno per ogni cristiano non solo adoperarsi in prima persona per seguire gli insegnamenti di Gesù, ma anche cercare di trasmettere questi insegnamenti agli altri, secondo quanto Gesù stesso ha ordinato ai suoi discepoli: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. (Mc 16, 15).
La tolleranza o la permessività verso il peccato è essa stessa peccato, perché ci rende complici: "Rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d'un peccato per lui." (Lv 19, 17).
D'altro canto il Vangelo è ricchissimo di inviti a non cadere in giudizi e critiche, ad esempio «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo?» (Lc 6,41), «Chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?» (Gc 4,12), «Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri;» (Romani 14,13).

Che cosa significa, dunque, non giudicare? Risponde Sant'Agostino: Non giudicate per non essere giudicati, poiché secondo il giudizio con cui giudicherete, sarete pure giudicati. Saranno forse giudicati con lo stesso giudizio iniquo, col quale giudicheranno? Nemmeno per sogno. In Dio infatti non c'è neppure l'ombra d'ingiustizia. Quindi l'espressione: Sarete giudicati secondo lo stesso giudizio con cui avrete giudicato vuol dire: "Sarete salvati per merito della stessa volontà con cui farete del bene, sarete puniti per colpa della volontà con cui avrete fatto del male". Sarebbe come se uno, condannato ad essere accecato per essersi servito degli occhi onde soddisfare la turpe sensualità, a ragione si sentisse dire: "Hai meritato il castigo negli stessi occhi con cui hai peccato". Poiché è del giudizio buono o cattivo dell'animo che ciascuno si serve per fare il bene o il male. Non è quindi ingiusto che sia pure giudicato in rapporto alla facoltà di cui si serve per giudicare (ossia deliberare), cioè che sconti la pena in proporzione al giudizio del proprio animo, soffrendo le pene che sono la conseguenza del suo animo che ha giudicato in modo malvagio.

Non giudicare va inteso pertanto come non giudicare male. Astenersi cioè da commenti aspri, pettegolezzi, calunnie, giudizi affrettati, volendo sempre e solo vedere il male e l'errore. Gesù ordina di non giudicare perché l'uomo non può conoscere il cuore e le intenzioni di un altro uomo (cfr Ger 17, 9). Poichè tutti siamo peccatori, con quale superbia potremmo accusare qualcun'altro di esserlo? Un conto è dunque il giudizio sulla persona, un conto è il giudizio sull'opera. Questo ci viene confermato dall'apostolo Giovanni, che dice "Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!" (Gv 7, 24) e da San Paolo "Correggete gli indisciplinati." (1 Tessalonicesi 5,14).
Conclude quindi Sant'Agostino: “Io non penso che ci sia ordinato altro in questa materia se non di giudicare in bene ciò che è dubbio.
Dio ci permette di giudicare ciò che non può partire da un'anima buona, come le bestemmie, gli oltraggi al pudore e altre cose simili.


In conclusione, il non giudicare non deve frenare davanti alle ingiustizie, non deve impedire di cercare di correggere un fratello che sta sbagliando né tantomeno autorizza - in modo talvolta ipocrita - a nascondere la propria opinione per paura di essere criticati. Al tempo stesso, non autorizza a giudicare temerariamente, a credersi superiori, a valutare il cuore di una persona. Quando un fretello cade o commette un errore occorre agire con dolcezza e comprensione, ricordando che siamo tutti soggetti alle stesse debolezze: Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. (2Timoteo 4, 2)
22/04/2018 22:05
 
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Relativamente al non giudicare, è molto importante fare attenzione a ciò che si dice apertamente e alle opinioni che si esprimono sugli altri. Il rischio, purtroppo, è quello di scadere nella maldicenza, nel fare commenti meschini o critiche inutili alle spalle del diretto interessato.

La figura di Don Bosco, in questo senso, è molto interessante. Don Bosco teneva più di ogni altra cosa ai giovani e alla loro educazione, di conseguenza era per lui fondamentale affidarsi a bravi educatori, sacerdoti generosi e sinceri. Si sa che gli ordini religiosi affrontano molte probelmatiche, non ultima l'invidia tra confratelli o consorelle, che non sempre fanno onore alla congregazione cui appartengono.

Così Don Bosco era estremamente rigido sui commenti e sulle maldicenze, non tolleranto per nessuna ragione simili atteggiamenti. Leggendo i sogni di Don Bosco il tema della mormorazione emerge spesso, e più volte il santo viene messo in guardia da questo pericolo, che porta inimicizie, litigi, malintesi e conseguenze anche molto più gravi.

Vi è una differenza abissale tra il giusto giudizio di cui parla San Giacomo e questo tipo di mormorazione. Il giusto giudizio consiste, come abbiamo già visto, nel valutare le cose per come stanno, e nell'eventualmente correggere con carità chi è nell'errore.

Il pettegolezzo è una cosa ben diversa e malvagia, che porta alla menzogna e che spesso scaturisce dall'invidia. Di più, anche quando un'osservazione può essere giusta, è sempre meglio evitare commenti su qualcuno, per evidare di influenzare l'opinione degli altri.

Starà poi alla propria saggezza valutare i casi più gravi, quando ad esempio è necessario mettere in guardia una persona da una cattiva compagnia, per evitare danni ancora più gravi. Anche in questo caso Don Bosco può dare un valido esempio: quando nella congregazione si temeva che vi fosse qualcuno con cattive intenzioni, tali da poter anche trascinare altri con sé, lo si allontanava senza tante cerimonie.

Don Bosco era consapevole del fatto che ci si poteva sbagliare su quella persona, o che magari un suo atteggiamento era stato mal interpretato, ma riteneva comunque meglio allontanare un'innocente (che sarebbe in qualche modo stato ricompensato da Dio) piuttosto che rischiare di tenere vicino un malintenzionato.
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