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Aborto: IL GIORNO DOPO

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2012 19:55
21/06/2009 20:04
 
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ABORTO: il giorno dopo



Al giorno d'oggi ci troviamo di fronte ad una politica di informazione che tende a plasmare l'opinione pubblica per far accettare l'aborto, si cerca di trovare le scuse che riescano a trasformare un atto riprovevole in qualcosa di buono o comunque accettabile.

Le campagne che giornalisti, politici , radio e televisione attuano a favore dell'aborto "sembrano" però non dare spazio alle conseguenze con cui le donne che hanno abortito devono fare i conti.

Ci sono donne che decidono di non dare la vita al propio figlio perchè non trovano vicino qualcuno che le comprenda e che dia loro l'aiuto sia morale che economico che le possa far retrocedere dalla loro decisione.

Bisognerebbe invece aiutare queste donne dicendo loro che la soluzione giusta è sempre quella dettata dall'amore perchè l'aborto porta con sè ulteriore sofferenza, bisognerebbe farle consapevoli che la giustificazione che il bambino abortito non era un essere umano è solo un'illusione che un pò alla volta toglierà la tranquillità interiore.

A questo scopo sono nati numerosi in tutta Italia dei centri aiuto vita che sono pronti ad accogliere ed aiutare donne con storie diverse, chi è stata lasciata dal papà del bimbo che aspetta, chi è minorenne e non ha il coraggio di raccontare tutto a genitori che non sopporterebbero la «vergogna», chi magari è invece sposata, ma ha altri figli e teme di non farcela economicamente e anche donne che cercano un pò di luce perchè si sono rese consapevoli di aver fatto la scelta sbagliata.

A nessuno è dato giudicare la coscienza di un altro e a queste donne va detto con molta dolcezza che la coscienza si placa ammettendo di aver sbagliato e chiedendo il perdono a Dio che aiuterà a dimenticare il passato perchè Dio perdona e tutto dimentica.

Di seguito ci sono alcune testimonianze di donne che sino trovate al bivio per una gravidanza indesiderata, sono tratte da un "libro verità" del Centro Aiuto Vita di Vicenza.



“PER QUANTO PICCOLO IO SIA,

CI SONO: NON BUTTARMI VIA”


Sono una mamma di ventotto anni e ho vissuto la brutta esperienza di dover decidere della vita del mio quinto bambino. Avevo da poco cominciato un’attività di parrucchiera quando mi accorsi di essere incinta di nuovo. Avevo già quattro figli. Fui presa dal panico, non perché non volessi il bambino, ma per paura di non farcela fisicamente. Le ultime due gravidanze avevano portato con sé problemi di vene e rischio di flebite.

Con mio marito decidemmo di consultare subito la ginecologa, che mi disse che avevo il 50 per cento di possibilità di farcela, purché lasciassi subito il lavoro. La decisione era molto difficile: avevo fatto un mutuo per il negozio. Dovevo aiutare mio marito, perché il suo stipendio non bastava per arrivare a fine mese. Avevo solo quindici giorni di tempo per decidere cosa fare.

L’incubo cominciò quando dovetti compilare i documenti da portare alla clinica dove sarei stata visitata per decidere la data dell’aborto. Mio marito notava che ero sempre “assente” e che non facevo che pensare cosa fosse giusto o sbagliato. Lui mi aiutava a capire le conseguenze che sarebbero derivate da tutte e due le scelte sia per me che per il mio bambino.

I conoscenti mi dicevano che fino a tre mesi non c’è un bambino ma solo un grumo di sangue. Invece dentro di me sentivo sempre una vocina che mi diceva: “Mamma, per quanto piccolo io sia, ci sono, non buttarmi via, voglio anch’io crescere nel tuo grembo come i miei fratelli”.

Alla sera quando mi ritrovavo con gli altri bambini lo immaginavo in mezzo a loro, che mi guardava e sorrideva e… incominciavo a piangere. Continuavo a ripetermi perché, perché… Avevo paura di morire. Che ne sarebbe stato delle mie creature (la più grande ha sei anni, poi cinque, tre, due anni)? D’altra parte, se avessi abortivo avrei ucciso un innocente che si sentiva vivo in me.

Finché un paio di giorni prima della data prevista per l’aborto, telefonai e annullai l’appuntamento, affidandomi alla Volontà del Signore.

Avevo ascoltato il mio cuore: così mi rasserenai e gli incubi che mi avevano tormentato scomparvero. Avevo deciso: mi abbandonai alla fede. Ho trascorso bene tutta la gravidanza. Mi sono riguardata e non ho avuto complicazioni. Ho conosciuto il Centro di Aiuto alla Vita e devo molto alle volontarie per il sostegno che mi hanno dato.

Ora sono felice, perché posso vivere la mia vita senza avere commesso uno sbaglio che sicuramente mi avrebbe segnata per sempre. Ho un bambino adorabile, che mi porto appresso al lavoro, e lui non fiata.





LO GUARDO NEGLI OCCHI,
VEDO UN BAMBINO SALVATO DALLA MORTE


Ero fidanzata da cinque anni e tutto andava bene, quando mi accorsi di essere incinta. Il mio fidanzato fu chiaro: “O il bambino, o me”. Il mondo mi è crollato addosso.

Mi ha prenotato la visita per l’interruzione volontaria di gravidanza. Ci sono andata e lì, mentre aspettavo, su un tavolino ho visto un pieghevole del Centro di Aiuto alla Vita, di cui non sapevo nulla. Me lo sono portato a casa, ho visto l’indirizzo del Centro più vicino a casa mia.

Il giorno dopo ci sono andata, ho parlato con la Presidente e le altre volontarie. Mi hanno fatto conoscere il “Progetto Gemma”, che consiste in un aiuto in denaro. Quando è arrivato il primo contributo, ho finalmente sorriso. E’ stata dura e lo è ancora, anche per la mia famiglia.

Quando il bimbo è nato, i miei genitori hanno iniziato a volergli bene e ad aiutarmi. Ogni volta che lo guardo negli occhi, vedo un bambino salvato dalla morte. Il mio fidanzato è tornato a percorrere la sua vita, ignorando che c’è un figlio, ma se è vero che i genitori sono coloro che ti amano, allora mio figlio ha una mamma che lo ama tantissimo.

Quella che sembra la scelta più comoda, l’aborto, si rivela dopo, un delitto nel corpo e nel cuore. Troppi innocenti vengono uccisi ogni giorno da “medici senza cuore”. Spero che questa mia storia serva a far comprendere che l’aborto è l’omicidio di un bambino.



“SE SOLO POTESSI TORNARE INDIETRO

E STRINGERE QUEL FIGLIO TRA LE BRACCIA”


Ho quarant’anni, sono sposata e ho due figli grandi. Qualche anno fa ho passato l’inferno. Al quarto mese di gravidanza ho abortito. Subito ho provato un senso di liberazione, di sollievo. Se solo avessi immaginato il tormento che avrei patito non appena mi fossi resa veramente conto di quello che avevo fatto (..)

All’inizio si riesce a ragionare con un certo distacco, ci si aggrappa alle attenuanti: la professione che non si può lasciare, i soldi che non bastano, la casa piccola…

Ho reagito dedicandomi con più accanimento agli altri due figli. Agli occhi degli altri ero sempre la stessa, ma dentro di me si stava scatenando l’inferno. La prima fitta di dolore, così forte che non potei ignorarla, la provai per strada quando incrociai una donna che spingeva una carrozzina. Fui assalita dall’angoscia: vidi negli occhietti di quel bimbo lo sguardo di mio figlio non voluto. Uno sguardo che non mi abbandonò più.

Ancora oggi spesso calcolo con la mente l’età che avrebbe mio figlio; con la fantasia lo plasmo più o meno alto, con i capelli chiari o scuri… Gli parlo, ma soprattutto piangendo, spesso, gli chiedo perdono. Penso e ripenso, in modo ossessivo, con ansia e rimorso: se solo potessi tornare indietro e stringere quel figlio tra le braccia!

Invece, mi rimane solo un forte senso di colpa per averlo rinnegato.

Questa sofferenza ha segnato la mia vita. Tutto è cambiato da quel giorno: soprattutto il rapporto con mio marito non è più lo stesso. E’ come se volessi scaricare su di lui una parte della colpa. In quella circostanza si è comportato come Ponzio Pilato, se n’è lavato le mani. (…) Persino il rapporto con gli altri due figli è cambiato. Subito dopo l’aborto ero loro morbosamente attaccata, ora molto meno, perché mi sembra di fare un torto al figlio non nato.

Continuo a pensarci, soprattutto quando sono sola in casa; le notti sono tormentate dagli incubi. Quando ci penso, riemergono la superficialità, l’egoismo e l’estrema violenza che ho riservato a mio figlio; sono stata la sua condanna a morte.

Se dovessi parlare a una donna con i miei stessi dubbi, la supplicherei di non abortire, di non fare il mio errore, di non credere di poter risolvere tutto senza dolore. La scongiurerei di non farlo, a costo di allevarlo io quel figlio. Le spiegherei in che oscuro tunnel precipiterebbe. Soprattutto non la lascerei sola, non le farei sentire l’indifferenza e la freddezza che ho provato io.

Le donne sappiano che il bisturi della legge 194 non incide solo le carni ma anche i cuori e le coscienze.


Dal libro “Miracoli dell’amore”

A cura di Romina Gobbo, editrice Peretti

Per informazioni telefonare al numero 0444.542007



Hand of Hope - La mano della Speranza





Questo è Samuel Armas oggi....




Preghiera per la futura mamma


Signore, ti ringrazio per la nuova vita che sento crescere dentro di me.

Questa presenza mi fa vedere persone e cose in modo diverso, mi riempie di tenerezza e rinnova in me una grande ammirazione per il mistero della tua opera creatrice che continua attraverso la mia persona.

Sono felice di essere donna e di essere madre. Veglia, ti prego su questa creatura che tu già vedi e conosci.

Io percepisco soltanto il suo fruscìo, lieve come una carezza, e sogno i lineamenti del suo volto, il colore degli occhi e dei capelli. Lasciami sognare, ti prego, ma aiutami a conoscerla perché possa accompagnarla fin d'ora nel cammino della vita.

Fa che la fatica della gravidanza e la paura del parto no turbino la mia serenità e possa vivere questa meravigliosa "avventura" affidandomi alla tua Provvidenza. Maria, tua madre coraggiosa e tenera, mi sia accanto in questo tempo di attesa e mi renda capace di accogliere questa bambina o bambino, con lo stesso amore con cui Lei ha accolto te.

Amen.
[Modificato da Conny1810 17/11/2010 13:30]
22/06/2009 13:34
 
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Quello dell'aborto è sempre stato un argomento molto discusso e delicato. [SM=g6473] [SM=g6473] [SM=g6473]
Da un lato, è quasi crudele puntare il dito su una donna che prende una decisione così sofferta e accusarla. Dall'altro è altrettanto semplice affermare che l'aborto è una cosa giusta, senza considerare le dovute conseguenze. [SM=g6470] [SM=g6470] [SM=g6470]
Ci sono situazioni in cui una donna non riceve aiuto e avere un figlio, che cambia radicalmente la vita, difenta un impresa impossibile.

Allora l'aborto sembra la giusta soluzione, abituati come siamo a pensare che prima dei tre mesi la vita non esista. Come si può definire omicidio, se questo essere che sta crescendo non è vivo?
E così, come ha detto Conny, i medici e l'opinione pubblica fanno sembrare normale, quasi doverosa, una scelta che invece è estremamente difficile e spesso sofferta. [SM=x1691045]
Non credo esistano donne che abortiscono volentieri. In ogni caso la decisione che prendono è una decisione difficile che implica sofferenza.
Ma perchè una donna decide di abortire? Le ragioni possono essere molte. Come si è letto nelle testimonianze possono esserci problemi di natura economica, oppure una ragazza troppo giovane che ha paura della reazione della famiglia, una donna che rischia di dover crescere il figlio da sola perchè il padre del bambino non lo vuole riconoscere e via dicendo. [SM=x58522] [SM=x58522]
In questi casi è difficile puntare il dito e dire "omicidio". [SM=x62655] Perchè siamo esseri umani, e la paura del futuro e dei cambiamenti che un figlio determina spaventano chiunque.
Tuttavia credo che in questi casi, anzichè incentivare la soluzione "facile" dell'aborto, a queste donne vada offerto aiuto. Esistono molte associazioni che si occupano di questo e che hanno il grande scopo di promuovere la vita. Perchè quando una donna da alla luce un bimbo gli ha donato la vita. E l'aborto invece è morte, per quanto possa sembrare lecita o giustificata.
E' importante far capire a queste ragazze che anche se si trovano in estreme difficoltà ci sono persone disposte ad aiutarle e che non sono abbandonate a se stesse. [SM=x1691079]


La decisione di tenere un bambino implica sacrificio. [SM=x58522] Quella di abortire implica sofferenza.



24/06/2009 15:44
 
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Sofi,non tutti i medici fanno sembrare normale la scelta dell'aborto.
Per fortuna - secondo il mio punto di vista - i medici obiettori di coscienza sono davvero tanti!
Anch'io ritengo che la maternità sia da difendere a qualsiasi costo:ci sono tantissime associazioni,centri di aiuto come quello di Vicenza,che operano in questo senso.
Quindi,anche se in alcuni casi la maternità viene vissuta come un evento indesiderato,è importante chiedere aiuto per evitare scelte che vanno contro la vita della creatura che si porta in grembo.
Non si deve temere nulla nel chiedere aiuto,si troveranno soltanto persone gentili, comprensive e pronte ad aiutare!
Vorrei ricordare,inoltre,la possibilità di partorire in anonimato,un diritto che tutela il bambino. Troppe sono sempre state le storie drammatiche di abbandono,che spesso hanno avuto come conclusione la morte del neonato!
Esistono ormai credo dappertutto i numeri telefonici Salvabebè per consentire al bimbo di trovare l'affetto di una famiglia desiderosa di adottarlo!
25/06/2009 11:28
 
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Re:
doncsi, 24/06/2009 15.44:

Sofi,non tutti i medici fanno sembrare normale la scelta dell'aborto.
Per fortuna - secondo il mio punto di vista - i medici obiettori di coscienza sono davvero tanti!
Anch'io ritengo che la maternità sia da difendere a qualsiasi costo:ci sono tantissime associazioni,centri di aiuto come quello di Vicenza,che operano in questo senso.
Quindi,anche se in alcuni casi la maternità viene vissuta come un evento indesiderato,è importante chiedere aiuto per evitare scelte che vanno contro la vita della creatura che si porta in grembo.
Non si deve temere nulla nel chiedere aiuto,si troveranno soltanto persone gentili, comprensive e pronte ad aiutare!
Vorrei ricordare,inoltre,la possibilità di partorire in anonimato,un diritto che tutela il bambino. Troppe sono sempre state le storie drammatiche di abbandono,che spesso hanno avuto come conclusione la morte del neonato!
Esistono ormai credo dappertutto i numeri telefonici Salvabebè per consentire al bimbo di trovare l'affetto di una famiglia desiderosa di adottarlo!




Hai ragione doncsi, non tutti i medici sono favorevoli all'aborto. La mia era una generalizzazione. Fortunatamente esistono persone che hanno il coraggio di dire la loro e fare obiezione di coscienza.





04/07/2009 14:48
 
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Nessuna donna che abbia abortito si è dichiarata felice per la scelta fatta, la sofferenza è grande fino a quando non decide di farsi aiutare e di chiedere perdono a Dio...






Giovanni Paolo II alla donna che ha abortito


Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all'aborto. La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s'è trattato d'una decisione sofferta, forse drammatica. Probabilmente la ferita nel vostro animo non s'è ancor rimarginata. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza.

Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l'avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione.

Vi accorgerete che nulla è perduto e potrete chiedere perdono anche al vostro bambino, che ora vive nel Signore. Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita.

Attraverso il vostro impegno per la vita, coronato eventualmente dalla nascita di nuove creature ed esercitato con l'accoglienza e l'attenzione verso chi è più bisognoso di vicinanza, sarete artefici di un nuovo modo di guardare alla vita dell'uomo.



(Giovanni Paolo II - Evangelium Vitae, n. 99)
[Modificato da Conny1810 04/07/2009 15:02]
15/12/2009 22:33
 
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UN'ASSOCIAZIONE IN DIFESA DELLA SACRALITA' DELLA VITA



Un passo in avanti è stato fatto il 5 dicembre 2009 con la creazione di una nuova associazione di medici in difesa della vita nascente.

Si tratta dell'AIGOC(Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici),che si affiancherà all'AMCI(Associazione Medici Cattolici Italiani).
La presentazione dell'AIGOC è avvenuta durante il convegno"Difesa della Vita Nascente",promosso dall'Università Cattolica di Roma.

L'associazione è nata,come si può leggere nello statuto,"per contrastare la cultura di morte ed essere promotrice del rispetto per la vita umana nella sua interezza,dal concepimento fino alla morte naturale,alla luce dei principi cristiani e ponendo l'accento sulla famiglia come principale custode della vita e della salute".

Sono medici che intendono attuare nell'esercizio della loro professione i principi ispirati dalla Fede,poichè è sicuramente vero,come sostiene la Dott.ssa Mantovani dell'AMCI,che"l'epoca presente ha un bisogno vitale di persone che si impegnino con tutta la loro passione al bene della persona umana e alla diffusione delle ragioni fondanti il rispetto per ogni essere umano".
[Modificato da doncsi 15/12/2009 22:35]
05/03/2011 11:14
 
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Volevo portarvi questa testimonianza che mi ha colpita moltissimo.
Queste sono le parole di Gianna Jessen, sopravvissuta all'aborto.
Gianna tiene conferenze in tutto il mondo raccontando la sua esperienza, che è davvero molto toccante. Può essere un po' "cruda" e politicamente scorretta, ma credo sia di grande importanza ascoltare quello che ha da dire. Spesso, quando si parla di aborto, si va per idee e concetti astratti. Lei è una testimone diretta, che ha subito sulla sua pelle le conseguenze dell'aborto. Per questo credo sia molto importante.








07/03/2011 20:36
 
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Non avevo mai sentito parlare di Gianna Jessen prima di oggi, e questo mi dispiace.
Nessun dubbio, questa donna ci va giù pesante, ma è il momento che qualcuno inizi ad alzare la voce tanto quanto gli altri lo fanno.
Il buonismo e la permissività sono dannosi quanto la violenza stessa.
Da uomo posso capire solo parzialmente cosa significhi essere incinta, e in generale le donne le capisco poco, quindi la mia opinione sull'aborto può essere ritenuta inattendibile (sono contrario, tanto per dirlo).
L'opinione di questa donna è importante, unica e intoccabile. A meno che qualcuno di voi abbia vissuto la sua stessa esperienza, cosa che non credo.




09/03/2011 17:44
 
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sono rimasta molto colpita da questa commovente testimonianza.Ti ringrazio Sofi per averla inserita nel forum perchè ho imparato tante cose da quanto ha detto Gianna Jessen.
Mi ha colpito la forza delle sue parole, la mancanza di timore nel dirle, la consapevolezza di essere un segno di contraddizione e soprattutto, l'amore per Dio che traspare da tutto il suo essere.
Solo chi ama veramente Dio, sa parlare in quel modo e può far entrare il suo messaggio nell' intimo delle persone.
28/03/2011 12:29
 
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A me colpisce continuamente la frase: che tipo di persone volete essere?


01/08/2012 16:22
 
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A volte l'aborto sembra l'unica soluzione possibile alla maternità non voluta ma, i centri aiuto vita, sono a disposizione di tutte le donne che non si sentono o credono di non saper affrontare da sole l'impegno della crescita di un figlio. Questi centri aiutano ogni anno moltissime donne, con discrezione e amore prospettano loro le conseguenze devastanti della decisione di sopprimere una vita e contemporaneamente propongono le possibili soluzioni a ogni tipo di motivazione che possa spingere a prendere questa dolorosissima decisione. Grazie a questi centri, non si contano le donne che hanno cambiato idea e che ora possono testimoniare che nessun problema è irrisolvibile se si incontrano persone buone sempre pronte a farsi carico del tuo problema per tenderti una mano. Questo è un bell'articolo apparso sul quotidiano "Il Foglio" di Giuliano Ferrara e fa capire con quanto impegno e amore nei centri aiuto vita, si prendono cura delle mamme in difficoltà.

1 agosto 2012 - ore 06:59
Le storie parallele di due madri che hanno scelto di salvare due vite



Una mattina tranquilla al nostro Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli: un colloquio non difficile (una signora ci chiedeva di essere aiutata quando fosse nato il bambino con le cose necessarie), pubbliche relazioni alla ricerca di fondi che non sono mai sufficienti, qualche scheda di tipo anamnestico da concludere. Ore 12.15, comincio a pensare che si avvicina l’ora per andare a casa; ma non ho ancora realizzato del tutto questa idea, quando entra Manuela e mi dice: “Ha appena telefonato un’ostetrica che chiede un colloquio urgente con te; si tratta di una minorenne che ha bisogno di una consultazione e, per lei, lunedì mattina è troppo tardi”. “Bene – rispondo – dille che io sono disponibile e l’aspetto”.

Dopo un quarto d’ora, ecco sedute di fronte a me, Mirna di quindici anni e la sua mamma. Mi dispongo ad ascoltare ed ecco il racconto: “Mia figlia è incinta – inizia la signora che ha tutte le intenzioni di essere lei il mio interlocutore – e …”. La interrompo nel modo più cortese possibile rendendomi conto della sua preoccupazione, e chiedo a Mirna di raccontare lei se riesce e vuole. Con una voce leggera, Mirna la ragazza in cui è difficile ravvisare una futura madre, pronuncia la frase fatidica: “Sono incinta e sono già al quarto mese, ma questo bambino, no, non lo voglio e non lo posso, non posso averlo. Pur di non farlo nascere sono pronta a qualunque cosa”. E’ facile pensare che ha superato il novantesimo giorno, il termine per poter accedere all’interruzione volontaria di gravidanza secondo la legge 194, ma in una situazione così, esiste la possibilità dell’aborto terapeutico fino alla ventiduesima settimana, se il genitore che esercita la “patria potestà” o il giudice tutelare, è di questo parere. Mi sospingo un po’ più in là e chiedo a Mirna di continuare il racconto. “Ero a una festa e avevo bevuto; un ragazzo che non riconoscerei, mi ha preso e, così…”. Silenzio denso e pesante; so che dovrei dire qualcosa ma ciò mi risulta molto difficile. Poi, quasi facendomi violenza, provo a chiedere: “E ti sei tenuta tutto questo dentro senza confidarti con nessuno?”. “Avevo paura! Quella volta, dopo un forte litigio con la mamma, me n’ero andata a casa di una mia amica, volevo essere grande, sono stata con lei a una festa, lì mi sono ubriacata e non volevo sentire nessuna predica. La mia amica mi ha parlato di pastiglie che si possono avere anche clandestinamente dicendo che non mi sarebbe successo nulla, ma, a quel punto, mi sono spaventata tantissimo. Sono tornata a casa tenendomi tutto dentro e il tempo è passato”.
Parliamo di responsabilità; le mostro la fotografia di un bambino a quel tempo di gestazione; la cosa sembra non avere nessun effetto: “L’ho già visto – mi dice – perché ho fatto l’ecografia. La mamma ha iniziato a sospettare qualche cosa e mi ha accompagnato in ospedale dove ha scoperto tutto”. Di nuovo silenzio! Che cosa si può dire in questi casi? Non c’è motivo di offrire un aiuto economico o di altro tipo; è una famiglia ben integrata che si trova a maneggiare un problema non contemplato prima.

Posso usare, però, me stessa, mi dico, e cominciando molto da lontano, le racconto la storia di Mario, il neonato lasciato nella culla termica della Mangiagalli, qualche giorno fa. Lei non ne sa niente ma mi domanda se le sto suggerendo l’adozione. Cerco le parole più giuste per prospettarle di essere la madre buona che regala la vita al proprio figlio che però non riconoscerà e che verrà dato come figlio a un’altra famiglia che certamente lo riceverebbe come un dono meraviglioso impegnandosi a farlo crescere nel migliore dei modi e della bellezza di questo gesto. Nessuna reazione che possa indicarmi la strada se non lo squillo del mio cellulare.Non rispondo, naturalmente, anzi tento di farlo smettere; una sosta della suoneria che, dopo qualche minuto, ricomincia implacabile. Spengo il telefono indispettita di sentirmi disturbata in un momento così delicato. Ma, spento il cellulare, ecco che inizia a squillare il telefono fisso e, dalla segreteria, dicono affannati: “Ti stanno cercando disperatamente dalla sala operatoria della ‘194’ perché hanno sul lettino una donna che non vuole più abortire. Le hanno dovuto praticare una lavanda per annullare l’effetto della prima anestesia e, ora, la stanno mandando da noi per un colloquio.”

Un po’ sconvolta guardo Mirna: eccola lì convinta di voler abortire a qualunque costo e, un’altra donna, già pronta per l’intervento decide di voler far nascere il suo bambino. “Certo che la vita è davvero imprevedibile!”, dico a Mirna cercando di spiegarle ciò che sta succedendo e soggiungo: “Vedi, questa donna, pur all’ultimo momento, ha cambiato idea e chiede di parlare con me per un motivo esattamente opposto al tuo. Se questa azione abortiva fosse una cosa da poco, tutto ciò non starebbe succedendo, ma poiché è qualcosa che cambia totalmente la vita di una donna, e c’è sempre un prima e un poi riferito all’aborto, vuol dire che si deve prendere in forte considerazione l’atto che si sta per compiere. Ora dovrò ascoltare questa signora, ma ti prego, tu pensaci bene. Lunedì mattina io sarò ancora qui e, se lo vorrai, ne potremo riparlare”
La saluto affettuosamente con il dispiacere di lasciarla andare e, mentre sta uscendo, dice rivolta alla madre: “So che non potrei occuparmi di questo bambino, ma se chiedessimo un affido al tribunale a te e papà?”. Dentro di me sorrido; sto accarezzando l’idea che Mirna non andrà ad abortire.

Ecco la signora della sala operatoria; lei e Mirna si guardano un po’ stranite come se si stessero scambiando emozioni profonde. “Mara, vero?” e salutandola l’abbraccio stretta “che bello averla qui!”. Si asciuga una lacrima e mi racconta: “Ho già due figli e una situazione economica difficile tanto che per il secondo l’assistente sociale ha chiesto che fossi inserita nel progetto di Fondo Nasko. Poi sono rimasta incinta subito e mi hanno detto che l’erogazione regionale di 250 euro mensili, non si può ripetere una seconda volta. Noi, però, siamo messi proprio male a livello economico e, spinta anche da mio marito, mi sono convinta che non potevo far nascere questo bambino. Quando poi sono stata sul tavolo operatorio, ho sentito forte dentro di me, che anche lui era mio figlio e ho chiesto ai medici di smettere. Non potevo, non potevo disfarmi di quel bambino! Le stesse parole: “Non posso, non posso” di Mirna e “non potevo, non potevo!” di Mara; e, io nel mezzo, a vivere emozioni del tutto diverse sentendomi nei modi più strani che vanno dall’impotenza, alla frustrazione, al sentirmi fortunata per poter fare a Mara una proposta di aiuto. “E’ vero che non si può avere per una seconda volta l’aiuto della regione, ma noi ci chiamiamo centro di aiuto alla vita e vogliamo aiutare sia la vita del bambino, sia la vita della donna che non voglia rinunciare al proprio figlio. Sa, allora, che cosa faremo? Le regaleremo noi l’aiuto che Fondo Nasko non può darle”. Mi guarda incredula. “Davvero fareste questo per me?”. Non riesce più a trattenere le lacrime: “Stavo così male all’idea di abortire, stavo così male!”. La lascio sfogare un po’ perché si possa liberare da tutte le sensazioni negative e poi le dico: “Siamo poveri anche noi, ma per la vita di un bambino…”. Commossa si guarda intorno come se quella stanza fosse il posto delle cose belle dove i desideri si avverano, e poi esclama: “Un quarto d’ora fa piangevo per il dolore, ora piango per la gioia!”. Il miracolo della Vita forse si è ripetuto. Noi non possiamo far altro che esserne testimoni.

di Paola Bonzi

© - FOGLIO QUOTIDIANO
[Modificato da Conny1810 02/08/2012 19:55]
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Se il tuo cuore è ansioso di fare qualcosa per i fratelli e desideri entrare in questo mondo di luce,  puoi supplicare con ardore il Signore. La preghiera è una delle più alte forme di carità. Se poi cerchi altri meravigliosi fratelli che possono unirsi a te nella preghiera in un cuore solo, allora visita il sito del Monastero Invisibile di carità e fratellanza. Lì troverai una famiglia disposta ad accoglierti a braccia aperte...


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