Le Poesie di Eros Olivotto

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Conny1810
mercoledì 14 ottobre 2009 22:33
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"Una cosa"



Non ti dirò,
Signore.

Come costringerti dentro parole?

Non ti dirò.



Ma quando,
nel pieno della notte,
non sono che io,
un piccolo cuore affaccendato
in sogni di bellezza
e mi sento abbandonato,
ti prego.

Così,
in modo semplice,
chiedendomi se esista veramente
una cosa che io
possa fare per te.

Io,
che amo questo tempo,
quest’ uomo,
il nostro non cercare,
il nostro non volere,
saprò mai chi sei
se non oscuramente?



In che sguardo ti potrò trovare,
in che volto?

Nel silenzio di quale fede?

Vedi,
questo è il mio giorno:
infinite domande
e una distanza immutata.

Ad esso rimarrò fedele,
cercandoti Signore
nel suo sole levato,
nelle grida degli uomini,
nella loro fatica,
nella loro stanchezza.

Nella grazia perduta delle città.

Nel coro delle risa,
delle voci,
dentro il fervore delle parole.



E, finalmente,
nella quiete del buio,
dove anche la pioggia,
quest’acqua leggera, senza rimedio,
custodisce l’impronta
di una vastità.



PICCOLA STANZA





Quando mi chiederai una poesia,
nella piccola stanza dove noi
leggiamo, a volte per ore, senza
parlare, e sembra chiaro e vicino
il cielo, con tono sommesso dirò
dei versi. E la mia voce, sorta
dal silenzio, ti scenderà nel cuore.




Ascolta

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Dio, ascolta.

Conoscemmo i giorni,
le notti,
lo splendore e la forza,
gli uomini.

Abitammo il tempo,
la terra,
il dolore e il silenzio,
che fuggimmo,
che tememmo.

Erigemmo mura,
città,
fragili torri che mai
sfiorarono il cielo.



Questo cielo lontano,
dove vagano nubi d'argento,
tese come vele.

Tu che un alito divino
infondesti nell'argilla
e a noi venisti,
ascolta.

Indicasti gli ultimi,
stanchi tacemmo.

Scegliesti fame
e freddo.
Dimenticammo.



Scorgesti amore
nel cuore dell'uomo,
verità nel cuore dei fanciulli.

Ci limitammo alla ragione,
ci illudemmo.

Fuggimmo, Padre,
dai servi,
dai fuochi delle fiaccole,
scegliemmo l'ombra,
ci allontanammo.



Ebbri vivemmo,
errando sulla terra,
perduti
nella pienezza del cammino.

Ma tu,
Padre,
attizzasti nuovi fuochi,
abbellisti la tua casa.

Poi sedesti
sorridente sulla soglia
e sempre siedi.

Ad aspettare.




Gli occhi di mia Madre



Trovavo Dio
negli occhi di mia madre,
il punto dove il cielo tocca il mare.

Nidi, vedevo,
dune di cristallo,
la fabbrica incantata del domani,
arcobaleni.




A mio figlio



Se mai udissi parole
cadere leggere,
disfarsi come onde dentro il mare,
se mai le udissi, ascolta.

Diranno di un sogno, ricordi?

Si pregava vicini , la sera,
ringraziando del giorno,
di noi.
Dormivi,
tua madre leggeva,
con lo sguardo ti accarezzava.



Diranno di mani, di volti,
di passi raccolti,
di sonni e risvegli,
di stelle lucenti nel blu del mattino,
quando partivi.

Rideva, tua madre.
Tornando da scuola gridavi il suo nome.

Echeggiava, come un canto, la tua voce
nel mio petto di giovane uomo.




Per te

Quasi non ci fossi che tu
sulla faccia della terra
e il Dio dei tramonti
sciogliesse quest'oro per te.




Cercami

Quando il mio sguardo si farà lontano
e vago infine diverrà il ricordo,
cercami.

Sarò una stella
nel cielo del mattino,
l'arsura e il giorno,
la vastità del mare.

Sarò la notte,
la pioggia, il vento,
sarò l'aurora,
che scalderà il tuo cuore.
Come sonno abbraccierò la terra,
recando quiete e tregua.

Con sogni lieti
caccierò il dolore.





Oltre il tuo nome

Quando, come per tutti,
ogni cosa si fa dolore
e chiara s'apre la mente
all'immobile quiete,
nulla rimane oltre il tuo nome
gridato
attraverso il silenzio.





Ignote tele


Non torneremo indietro,
anima mia,
varcato l'ineludibile mare,
la scia si chiude alle nostre spalle.

Nessun canto ci guiderà
in questo freddo azzurro
ormai di casa in noi.

Lasciate veglie,
sale,
tavole imbandite,
ignote tele guariranno òa tua sete.

Anima mia,
che ti volgi esitando,
la tua sete ci salverà.





Non avrò voce


Se un giorno tornerò dove fui stato,
non avrò voce,
non avrò sguardo, nè orizzonte.

Solo una stella
si vestirà di luce.





La Tregua




C'è pace in me,
un vento a favore
ha confuso ogni traccia.
Ho sulle spalle
la profonda stanchezza
di chi ha cercato.

Perduto a lungo,
in un'insonne nostalgia.



Eros Olivotto





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