Ciao sono Marilu e abito a Rimini e ho deciso di iscrivermi in questo forum nella speranza di avere qualche illuminazione rispetto un argomento che voi avete trattato: il perdono. Io faccio fatica a perdonare l'avarizia di mia madre un avarizia tale da considerare un giorno solamente il fatto di aver versato una caparra di 50 euro per andare ad una gita anzichè starmi vicino in ospedale, di non farle telefonarmi (abitiamo lontane) anche se non stavo bene perchè non voleva dare i soldi al gestore telefonico, di delegare sempre mio padre a sentirmi mentre lei se ne stava chiusa nel suo mondo e non mi dava mai una soddisfazione. La sua freddezza e la sua rigidità hanno provocato in me un vuoto e un profondo senso di solitudine e un senso di colpa e per questo sono dovuta andare da uno psicologo e poi questa freddezza in me si è tramutata in rabbia lacerante e in sofferenza. Io non riesco a dimenticare il male che ho patito per l'assenza di mia madre. Così non riesco a sopportare l'impertinenza, l'ingiustizia dell'abbandono e anche quando mi sono sposata e mi sono accorta che i fratelli di mio marito avevano abbandonato i loro genitori e che li seguivano solo per un mero interesse, mi sono molto arrabbiata. La vita è un valore o dovrebbe essere tale almeno per un cristiano, ma i miei genitori vanno in chiesa solamente a scaldare il banco e per questo mi sono ribellata. Confesso di aver peccato in pensieri parole opere, ma mai in omissioni, perchè io non ho mai omesso di fare il bene o non mi sono mai tirata indietro perchè il bene è un impegno. Ora faccio fatica ad andare a trovare i miei genitori e se ci vado ci vado dopo mangiato così non vedo che mia madre lava i piatti in una bacinella sporca o che li asciuga in strofinacci consunti, che non ci tiene per niente alla casa e nemmeno agli ospiti e non sento sempre ripetermi che bisogna risparmiare quando invece so bene che l'amore è generoso e che la nostra destra non deve mai sapere cosa fa la sinistra. So che la rivendicazione non servirebbe a niente, ma so anche che come essere umano non riesco ad accettare l'umiliazione dell'ingratitudine dovuta alla lusinga del potere del denaro.