Come superare un grande dolore...

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worry
domenica 4 gennaio 2009 17:02
Quando si è nella sofferenza, fisica o morale che sia, è molto difficile guardare al futuro con speranza. Spesso si provano sentimenti di rabbia e ribellione perché si ritiene ingiusto ciò che sta accadendo. Molti, nella malattia, provano rancore verso Dio e invidia verso chi sta bene perché pensano di non aver meritato il dolore, e non manca chi in queste occasioni perde la fede.

Altre volte, anche senza rabbia, si cede alla disperazione e alla paura, sopraffatti dall'idea di non avere la forza o le capacità per superare una determinata circostanza.

È in queste situazioni in cui bisogna ricorrere al grande Medico: Gesù, che nel Vangelo dice "Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?" (Mt 6, 26).
Dio è sempre vicino alle sue creature. Anche quando non ce ne accorgiamo e pensiamo che non ci ascolti, Egli è in realtà al nostro fianco che attende di essere chiamato.

Perché rivolgersi a Dio?
Perché Dio è un Padre buono (Salmo 118, 68) che nella Sua sapienza agisce sempre per il bene dei suoi figli. Quello di Dio è il vero bene, cioè il bene che conduce alla felicità eterna. Ricorrendo all'aiuto di Dio, che ha una conoscenza infallibile delle cose (Sapienza 5,18) si ha la certezza di non cadere in errore.
Dio è onnipotente. Niente gli è impossibile. Anche la sofferenza più atroce può essere superata con l'aiuto di Gesù.

Gesù capisce la sofferenza.
In quanto vero Dio e vero uomo, Gesù ha sperimentato tutte le difficoltà della condizione umana. Le tentazioni, la sofferenza fisica nell'atrocità della crocefissione e la sofferenza morale. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che Gesù non è stato risparmiato dai dispiaceri, ma che anzi questi sono stati ancora più dolorosi delle ferite fisiche. Il Vangelo ci dice che Gesù ha pianto per la morte dell'amico Lazzaro, ha provato enorme tristezza e paura il venerdì Santo, ha assistito inerme al tradimento di un suo apostolo, è stato calunniato e accusato con falsi testimoni, deriso e umiliato. Ha amato le folle e in cambio ne ha avuto indifferenza se non odio. E questo non solo durante la vita terrena, ma tutt'oggi. Perché Gesù soffre atrocemente per ogni anima persa, per ogni persona per cui si è sacrificato inutilmente sulla Croce.
Gesù capisce la sofferenza, perché l'ha vissuta sulla sua stessa pelle.
Non dobbiamo quindi pensare che Gesù non capisca i nostri dolori e le nostre difficoltà, non dobbiamo esitare a confidargliele e a cercare con fiducia il suo soccorso.

L'amore di Dio è sconfinato.
Una delle tristezze più grandi che l'uomo possa provare è quella di non sentirsi amato. Dio ci ha creati per impulso di amore e dell'amore abbiamo sempre bisogno. Ma l'amore, venendo da Dio, solo in Dio trova riposo (cit. L'imitazione di Cristo). L'amore di Dio ci ha donato suo Figlio, Gesù, che sempre per amore si è fatto carico dei peccati dell'umanità e li ha scontati per noi sulla croce. Quale amore è mai stato così grande sino al sacrificio più estremo? Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. (Gv 15, 13). Gesù ci chiama suoi amici perché ci ama e ne ha dato prova.
Maria, la mamma del cielo, è un altro inestimabile prodigio di amore. Gesù l'ha eletta a madre di tutti noi, e Maria intercede costantemente con le sue preghiere materne. In Maria è riposo e consolazione. Se le affidiamo il nostro cuore, Lei ci riempirà di carezze e tramuterà il pianto in gioia.
Perciò non si deve mai dubitare dell'amore di Dio, infatti Lui stesso, per mezzo del profeta Isaia, dice:
Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani, le tue mura sono sempre davanti a me. (Isaia 49, 15-16).

Consolazione nella preghiera.
Gesù risponde sempre alle richieste di aiuto. L'unica cosa che occorre è la nostra volontà. Occorre infatti pregare, cercare, bussare (Mt 7,7; Lc 11,9). Chiedere costantemente e con perseveranza le grazie. Dio, rispettoso della nostra volontà, non ci fa violenza. Aiuta quando noi glielo chiediamo.
Ecco perché è indispensabile la preghiera. Pregando entriamo in contatto diretto con Dio, e più la preghiera è insistente, più si dimostra di avere fede (cit. Padre Pio). Ecco perché, quando si scopre l'amore di Cristo, non si può e non si deve cadere nella disperazione: con la fede abbiamo anche la consapevolezza che l'aiuto di Dio non mancherà mai e che potremo superare qualsiasi prova.

Incolpare Dio.
Spesso non ci si rivolge a Dio perché lo si incolpa delle proprie sofferenze. Anche se è un atteggiamento umanamente comprensibile, rimane un grande sbaglio.
Noi non possiamo sapere il motivo per cui capitano le cose. Pretendere di giudicare l'operato di Dio è un atto di superbia e una mancanza di fiducia. In certi casi non ci rendiamo conto che un dispiacere è magari conseguenza di una nostra azione o di una nostra mancanza, perciò dovremmo incolpare soltanto noi stessi. Altre volte soffriamo per le cattiverie degli altri, e quindi non possiamo far altro che chiedere l'aiuto di Dio, che non è responsabile per le azioni che l'uomo compie di sua spontanea volontà.
Dio non ha mai promesso che ci avrebbe concesso una vita comoda e perfetta. Sappiamo, anzi, che alla via che conduce alla vita si accede per la porta stretta e angusta (Mt 7,14).
Al tempo stesso, quando con pazienza e umiltà accettiamo le prove, troveremo la pace. "Ma se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio."(1Pietro 2:20).


La chiave per superare un grande dolore è questo atto di fiducia verso Dio, questo rifugiarsi nel suo amore e pregare con speranza.


E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza,
conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene
(2Tessalonicesi 2,16-17).



Approfondisci

- a cosa servono le prove e le sofferenze?

- quando Dio chiede di soffrire

- prendere la Croce cosa significa

- cosa vuol dire "beati gli afflitti"?




Pagine correlate:

- consolazione cristiana (o preghiere per le anime afflitte)

- pensieri consolatori per la morte delle persone care

- i miracoli
Conny1810
venerdì 9 gennaio 2009 11:05
Hai inserito una discussione molto bella e impegnativa Sofi! [SM=x58970] Parlare di sofferenza al giorno d'oggi sembra quasi un'eresia, si cerca di sfuggirla attraverso la frenesia per poter distogliere la mente dai pensieri che la turbano. Ma la sofferenza c'è ed è parte integrante dell'uomo.
Nessuno ovviamente desidererebbe soffrire ma quando nella vita ci sono le prove e prima o poi a tutti capiterà di doverle affrontare, è meraviglioso sapere che non saremo soli e che Dio ci verrà in aiuto. Per questo è molto importante riuscire ad avere la fede vera quella che ci dà la certezza di non essere abbandonati e che Dio è talmente buono che permette solo quello che è per nostro bene e che sapremo sopportare.
Bisogna accettare la sofferenza con rassegnazione e mettersi nelle mani di Dio il quale, come premio per non esserci ribellati contro la sua volontà o magari ripudiato il Suo amore, ci darà una grande forza e, anche se può sembrare assurdo, la gioia nel cuore.
Questo sentimento è dato dalla speranza che non lascerà mai spazio alla disperazione.
La sofferenza ha anche un valore immenso qualora si riesca ad offrirla a Gesù.
In questo modo Lui saprà usarla per il bene nostro e di chi ci sta a cuore e lo vedremo in modo concreto nella nostra vita [SM=x1750468]
cher52
sabato 10 gennaio 2009 12:09
aiuto e sofferenza
E' un terreno davvero difficile e solo chi conosce bene l'amare può inoltrarsi , togliersi i calzari ,per addentrarsi nella altrui e propria sofferenza , occorre , rispetto , silenzio umiltà , empatia , con-passione , forza semplice , chi sto descrivendo secondo voi?
doncsi
sabato 10 gennaio 2009 15:03
Molto bella questa discussione,Sofi!

Parlando di "aiuto e sofferenza" e volendo rispondere a Cher,vorrei sottolineare che non è sempre facile addentrarsi nell'altrui sofferenza. Bisogna trovare dentro di noi quelle doti che Cher ha citato.
Lo sanno bene tutti coloro che professionalmente sono chiamati a cofrontarsi con la sofferenza umana negli ospedali.

Ma penso che esista un filo che lega tutti gli esseri umani,come scrisse Terenzio in una sua opera:

"Homo sum,et nihil humani a me alienum puto"
(Heautontimorumenus-Terenzio)

Dovremmo quindi provare a seguire l'esempio di Gesù ed avvicinarci alle persone bisognose nel tentativo di alleviare anche solo con un gesto o un sorriso la loro sofferenza.
cher52
sabato 10 gennaio 2009 18:33
dolore fisico e dolore spirituale
Intanto quando facevo l'identikit pensavo a Gesù al suo silenzioso stare accanto e al rispetto che aveva del dolore altrui ma pensavo anche a quello spirituale , molto più violento e devastante , e stare accanto a chi soffre spiritualmente penso sia l'azione più evangelica . I poveri malati di spirito sono i meno riconosciuti anche dalla chiesa , e anche da chi per vocazione , escluso i presenti don che abitano il forum , dovrebbero occuparsi solo di questo . A proposito anchio sono un prete , pluriparroco . Ciao
Conny1810
lunedì 12 gennaio 2009 10:08
Per poter capire fino in fondo la persona che soffre sono convinta sia necessario oltre alle doti che avete elencato, aver provato sulla propia persona che cosa sia la sofferenza.
In questo modo si riesce veramente a capire gli altri perchè abbiamo fatto la stessa esperienza, provato le stesse paure e capito da dove si attinge la forza per superarla e così essere convincenti quando si cerca di aiutarli .
Quello che cambia da persona a persona è l'approccio alla sofferenza. Certo nessuno la ricerca ma quando capita credo sia fondamentale non perdere la speranza e solo la fede ci può aiutare.
Chi non crede generalmente si ribella, si scaglia contro Dio e magari arriva a maledirlo per aver permesso che la prova capitasse propio a lui. Diversa è la reazione del credente. Questi accetta anche se con rassegnazione ciò che Dio ha permesso perchè sa che è a fin di bene anche se al momento non ne vede il fine.
la decisione di aiutare gli altri quando sono nella sofferenza sia essa fisica o spirituale implica il superamento dell'egoismo e la capacità di amare riconoscendo in chi soffre Gesù.
Come ha detto Cher la sofferenza spirituale è terribile e colpisce in modo più o meno forte tutti noi. Sono convinta che per intravvedere uno spiraglio di luce ,la soluzione sia quella di avere la certezza che non siamo soli a portare la croce ma che in ogni momento Gesù ci è accanto per darci nuova forza. E' così che giorno dopo giorno senza affannarsi per il futuro, si riaccende la fiducia che tutto si risolverà per il meglio e il Signore ci darà sicuramente il coraggio per affrontare l'ignoto.

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Benny80.
mercoledì 14 gennaio 2009 23:10
Il tema della SOFFERENZA è molto importante secondo me. La sofferenza, infatti, tocca chiunque, poco o tanto, prima o dopo.
Non conta se si è ricchi o poveri, giovani o vecchi, atei o cattolici: ciascun essere umano proverà, nel corso della propria vita, piccole e grandi sofferenze! Alcuni dolori saranno dimenticati e le cicatrici spariranno, altri lasceranno segni indelebili sulla persona.
Il dolore, così come la morte, ci accomuna tutti, ci pone sullo stesso piano. Nel momento della sofferenza ci si sente imrovvisamente deboli, smarriti, disperati, desiderosi di conforto, sostegno ma anche di un pizzico di compatimento.
è proprio la sofferenza a mettere duramente alla prova la nostra fede: nel dolore la fede vacilla, si incrina, tende a frammentarsi. Ed invece è proprio nel dolore che la fede si dovrebbe alimentare ulteriormente: come sopportare ed affrontare certe sofferenze tremendamente laceranti, come ad esempio la morte di un figlio, se non ci si rifugia nella fede, trovando in essa il giusto sostegno!?
Ammetto però che, in momenti di particolare sconforto e turbamento, oltre che di immenso dolore, venga spontaneo chiedersi: "Ma Dio dov'è!? Perchè mi ha abbandonato!?".
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worry
giovedì 15 gennaio 2009 18:44
Re:
Benny80., 14/01/2009 23.10:

Il tema della SOFFERENZA è molto importante secondo me. La sofferenza, infatti, tocca chiunque, poco o tanto, prima o dopo.
Non conta se si è ricchi o poveri, giovani o vecchi, atei o cattolici: ciascun essere umano proverà, nel corso della propria vita, piccole e grandi sofferenze! Alcuni dolori saranno dimenticati e le cicatrici spariranno, altri lasceranno segni indelebili sulla persona.
Il dolore, così come la morte, ci accomuna tutti, ci pone sullo stesso piano. Nel momento della sofferenza ci si sente imrovvisamente deboli, smarriti, disperati, desiderosi di conforto, sostegno ma anche di un pizzico di compatimento.
è proprio la sofferenza a mettere duramente alla prova la nostra fede: nel dolore la fede vacilla, si incrina, tende a frammentarsi. Ed invece è proprio nel dolore che la fede si dovrebbe alimentare ulteriormente: come sopportare ed affrontare certe sofferenze tremendamente laceranti, come ad esempio la morte di un figlio, se non ci si rifugia nella fede, trovando in essa il giusto sostegno!?
Ammetto però che, in momenti di particolare sconforto e turbamento, oltre che di immenso dolore, venga spontaneo chiedersi: "Ma Dio dov'è!? Perchè mi ha abbandonato!?".
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Hai perfettamente ragione Benny! E' più che normale, nei momenti difficili, avere dei dubbi e sentirsi soli. Per questo è fondamentale la preghiera (e ribadisco l'importanza del rosario) perchè ci permette di vedere le cose con più lucidità, riuscire ad essere un pò sereni nonostante tutto, e ci da soprattutto la forza di credere ancora e di avere speranza.


Conny1810
giovedì 15 gennaio 2009 20:28
Sì Sofi, la preghiera è l'arma vincente che ci fa superare qualsiasi prova e il Rosario è potentissimo!

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Però è nella sofferenza che viene messa alla prova la nostra fede. non bisogna mai pensare, nemmeno per un istante, di essere stati abbandonati da Dio perchè (se leggi la vita dei santi ti rendi conto che hanno dovuto aaccettare molte sofferenze nella loro vita)Lui prova molto le persone che gli sono più care. Questo però non è semplice da comprendere perchè bisogna aver sperimentato nella sofferenza quanto è grande il Suo amore.
Benny80.
martedì 27 gennaio 2009 23:21
Che i Santi abbiano sofferto moltissimo è una sacrosanta verità. La sofferenza purifica, ci invita a riflettere sulle cose realmente importanti, incrina l'orgoglio e la superbia. Molte persone cattive, a seguito di gravi sofferenze, migliorano diventando più buone, generose ed altruiste. Finchè le cose vanno bene ci si sente forti, invincibili e si tende a chiudersi dell'egoismo e a perseguire un freddo materialismo. Ma se qualche dolore giunge a tormentare la nostra esistenza apparentemente perfetta ed impeccabile il punto di vista muta improvvisamente: spesso il dolore induce a riflettere, meditare ed apprezzare le piccole gioie di tutti i giorni, senza dare niente per scontato.
Si potrebbe dire che sovente la sofferenza "nobilita" l'uomo....
Beny
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Conny1810
mercoledì 28 gennaio 2009 14:42
è nella sofferenza infatti che si riesce a capire che le cose del mondo non sono poi così importanti perchè non riescono ad alleviare o togliere la disperazione quando si vive una prova.
Per questo la sofferenza è un dono, perchè ci fa riscoprire Dio. E ci rammenta che la vita non è altro che il banco di prova per meritarsi la vita eterna.
edesapam
lunedì 16 febbraio 2009 20:56
io penso che DIO e un padre buono
un padre vuole solo il bene del suo figliolo.
PERCIO IO CREDO CHE DIO NON MANDA LA SOFFERENZA, PERCHE AMA suo
figlioli.

noi da soli creiamo il male, la sofferenza.

non riesco immaginare che DIO cattivo. NO NO NON CREDO.
edesapam
martedì 2 giugno 2009 09:22
eva
la solitudine mi uccide, passo la giornata nella chiesa
assisto 3-4 messe al giorni, ma poi sono tanto sola.
edesapam
mercoledì 3 giugno 2009 21:39
grazie Sofia
Sei molto gentile
e come vedi spesso pianiugolo a Voi care Amiche
per fortuna che ci siete.

grazie.
Eva
doncsi
giovedì 11 giugno 2009 18:20
L'AFFLIZIONE SI TRASFORMA IN GIOIA


Dal Vangelo di Giovanni,nel quadro dell'ultima Cena:

"Voi sarete afflitti,
ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
La donna,quando partorisce,è afflitta,
perchè è giunta la sua ora;
ma quando ha dato alla luce il bambino,
non si ricorda più dell'afflizione
per la gioia che è venuto al mondo un uomo.
Cosi' anche voi,ora,siete nella tristezza;
ma vi vedrò di nuovo
e il vostro cuore si rallegrerà
e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia.

(Gv16,20-22)

Le parole di Gesù sono volte a confortare:dopo la sofferenza e l'elaborazione del lutto subentra una nuova fiducia e,spesso,la certezza che un giorno potremo riunirci con i nostri cari defunti.

edesapam
giovedì 11 giugno 2009 20:16
Doncsi
che bella questa preghiera
e meravigliosa, mi ha fatto piangere.
mi ha commossa.

si parole di GESU, e parole piu belle del mondo.

grazie che hai mandato a noi.
doncsi
martedì 30 giugno 2009 10:43
Sono particolarmente consolanti le parole di Padre Anselm Grun,teologo e monaco benedettino,circa "come superare un grande dolore":

"(...)Quando una persona cara muore,prende con sè e porta a Dio tutto ciò che ha condiviso con noi:i dialoghi,l'amore,le esperienze della nostra vita quotidiana. Con queste esperienze,il defunto porta con sè una parte di noi per porgerla a Dio.
Una parte di noi è,dunque,già presso Dio e in Dio,insieme alla persona defunta.
Quando moriremo,non finiremo in qualcosa di sconosciuto,ma nell'abitazione che Cristo e le persone da noi amate che ci hanno preceduti nella morte hanno preparato per noi.
Li'troveremo la nostra abitazione definitiva e ci sentiremo per sempre a casa."

(dal libro: "Arrivederci in cielo" di Anselm Grun - Editrice Queriniana)
edesapam
mercoledì 1 luglio 2009 19:45
eva
oggi sono stata da psichiatra.
mi ha detto tante cose interessante.
che il dolore se si e amato, ha suo tempo,
un beby non possiamo far nascere 4 mesi prima della scadenza del parto.
i psicofarmaci servono solo se questo cupo tristezza non passa fra 6-8 mesi.
se prenderei adesso, appena smetto (che non e facile) ricaderei ancora piu forte depressione.
poi mi ha detto tante altre cose utile.
worry
mercoledì 1 luglio 2009 21:32
Re: eva
edesapam, 01/07/2009 19.45:

oggi sono stata da psichiatra.
mi ha detto tante cose interessante.
che il dolore se si e amato, ha suo tempo,
un beby non possiamo far nascere 4 mesi prima della scadenza del parto.
i psicofarmaci servono solo se questo cupo tristezza non passa fra 6-8 mesi.
se prenderei adesso, appena smetto (che non e facile) ricaderei ancora piu forte depressione.
poi mi ha detto tante altre cose utile.




è sicuramente vero Eva. Purtroppo ci sono ferite che solo il tempo può curare. La perdita di una persona che abbiamo molto amato in vita è sempre dolorosa e ci occorre a volte molto tempo per accettarla e tornare a vivere normalmente.
E' più che normale che tu ora ti senta molto triste. Sarebbe strano se tu recuperassi la serenità in così poco tempo. Ma vedrai che più andrai avanti e più le cose miglioreranno.
Ricorrere a psicofarmaci ora sarebbe prematuro e come hai detto, poi è sempre difficile smettere e sarebbe meglio non usarli.


edesapam
venerdì 3 luglio 2009 19:17
Sofia
infatti non mi ha dato, ma devo telefonare ogni mese, per capire che stato sono.

certo so che e cosi.
ma difficile accettare cara DONCSI

E mi manca tanto ogni caso, anche se so che LUI e vicino a me
e che mi ama e mi e amata.

mio grande leale fedele AMICO se ne andato, gia questo mi lascia
una vera insormontabile solitudine.

bacio tutte Voi.
Conny1810
sabato 4 luglio 2009 13:57
cara Eva secondo me tu sei veramente una donna forte, hai reagito al tuo dolore immenso cercando di essere utile a qualcuno. Hai capito che la tua vita ha ancora un senso e a settembre inizierai il corso per volontari ospedalieri. Credo che in così poco tempo tu abbia saputo riprendere in mano la tua vita. Ora è normale che tu sia triste ma il tempo lenirà la tua sofferenza. Non è facile vivere soli e tantomeno dover cambiare le propie abitudini ma un pò alla volta ci riuscirai e tornerai a sorridere. Di questo devi essere certa. Tuo marito lo puoi sentire dentro di te e intorno a te attraverso quelle piccole cose che ti accadono e che sono frutto dell'amore di qualcuno. Sono sicura che lo hai sperimentato.
Se riesci non smettere di pregare perchè la forza per affrontare qualsiasi prova la possiamo trovare solo lì... un abbraccio
crisspi
venerdì 6 novembre 2009 21:06
io penso
che l'unico modo per superare un grande dolore sia la fede! Ma quanto è difficile a volte....la sofferenza che mi è capitata non ho ancora capito bene a cosa servirà...ma prima o poi lo capirò probabilmente...oppure non bisogna farsi troppe domande e bisogna accettare e pregare di più e più intensamente.
crisspi
venerdì 6 novembre 2009 22:59
grazie
l'aver trovato questo forum mi fà sentire meglio....
[SM=x62670]
D.QUASI
mercoledì 25 novembre 2009 00:54
sul tema della sofferenza ci sono infiniti approcci perché essa rivela l'infinitudine della persona umana. Soren Kierkegaard ha un'opera magistrale sulla sofferenza intitolata "Il Vangelo della sofferenza". Egli è un grande filosofo, ma non si è limitato solo all'ambito filosofico e si è spinto a penetrare con una logica eccezionale dentro le verità del Vangelo. Pur essendo danese e quindi protestante (al suo tempo in Danimarca erano pochi i cattolici) egli si avvicina molto nelle sue opere allo spirito cattolico. Non per niente il nostro padre Cornelio Fabro degli Stimatini (VR) ora già in Paradiso (lo vogliono fare santo)ha imparato il danese per tradurre tutte le opere di questo grande filosofo sostenendo che egli è più vicino alle posizioni cattoliche dell'ortodossia di alcuni teologi cattolici che hanno invece delle teorie molto vicine al protestantesimo...Ebbene questo filosofo dice in sostanza che la sofferenza esprime l'eterogenità della natura umana, cioè il suo carattere trascendente. Vale a dire che la sofferenza è come l'ombra generata dalla luce di verità e di positività pressoché infinite di cui è sostanziata la nostra persona. Se noi veniamo da Dio e Dio ci ha costruiti per vivere nel Paradiso non c'è nulla da fare: vivere su questa terra non è il paradiso e quindi ne sento la differenza, il mio essere etero-, cioè altro rispetto alle offerte che mi fa il pianeta: belle fin che si vuole , ma sempre impari a soddisfare tutte le esigenze della mia anima fatta con la stoffa di Dio...Sotto questo profilo stranamente la sofferenza è il segnale ineluttabile del mio sommo valore, della mia natura divina quindi del fatto che la mia dimora definitiva è altrove: ecco che io sono eterogeneo a questo mondo.Da questa illuminante verità si può cogliere come tutta la ricerca del paradiso terrestre è stata contrassegnata dall'insuccesso storico e personale: tutte le società che volevano la perfezione in terra sono finite nel totalitarismo e nei forni crematori. Tutte le persone che hanno voluto farsi il paradiso in terra hanno subito le più grandi delusioni. Mentre abbiamo descritto la gioia di vivere dentro la povertà estrema e nei tuguri più orrendi.Siamo un pezzo vivente di Dio dentro il cuore e solo nel suo condominio respiriamo aria di casa: qui dobbiamo rassegnarci alla sofferenza che genera in noi lo smog della terra.
D.QUASI
mercoledì 25 novembre 2009 01:20
il significato della sofferenza
Chi ha letto il "Vangelo delle sofferenze" di Soeren Kierkegaard ha recepito gioisamente la bellezza di un'idea che egli sviluppa magistralmente sul significato del dolore umano. Egli sostiene che la sofferenza è il segnale ineludibile dell'eterogeneità della persona umana. Questo grande filosofo cristiano ha vissuto in prima persona la sofferenza che promana dalla sensibilità acutissima che lui stesso aveva. E' complessa la sua vicenda e il suo pensiero, ma questa intuizione è una delle prove del suo genio. Il concetto è questo: c'è un pezzo di Dio dentro il nostro cuore, noi siamo forgiati dal grembo della Trinità e siamo una scintilla di quel fuoco. Vivere su questa terra per un essere che ha in sè oltre alla carne la realtà dello spirito è vivere in un luogo che gli è sostanzialmente estraneo, cioè eterogeneo. L'uomo può vivere bene solo in quel paradiso terrestre da cui s'è fatto cacciare con il peccato e che gli è impossibile ritornarvi con le sue forze. Solo con Gesù egli può risalire sulle spalle del buon Pastore che lo conduce alle sorgenti della vera vita e della vera gioia.
edesapam
mercoledì 25 novembre 2009 12:54
eva
siamo troppo "piccoli" e paurosi per poter accettare LA SOFFERENZA.
Conny1810
mercoledì 25 novembre 2009 14:05
eppure Eva se la accettiamo senza ribellarci a Dio e riusciamo ad offrirla, la sofferenza si fa sopportabile, si riesce a scorgere nella nostra vita quel filo di luce che poi condurrà a vedere la luce di un nuovo giorno. Il giorno in cui, superata la prova, si riuscirà a trovare ancora un motivo valido per vivere. Ogni sofferenza ci arricchisce di qualche cosa che serve per la nostra crescita spirituale, bisogna aver pazienza e pregare molto perchè la nostra mente riesca a vedere quel raggio di luce che ci porterà fuori dal tunnel dove l'angoscia ci vorrebbe tenere.
Cara Eva devi solo avere pazienza. Un abbraccio
edesapam
giovedì 26 novembre 2009 06:58
Conny Cara
a me questa dolorosa esperienza di malattia di mio Sposo non e arricchita, ma tolta, tolta tutto.
sono infelice, stanca, sto sempre poco bene di salute, pessimista,
sfiduciosa, insomma molto ma molto piu povera.
non so se sono cresciuta spritualmente,
sopravivo giorno per giorno.
faccio sbrigo, sopporto e vado avanti.
ma non sorrido piu, non amo la mia vita, sono diventata cattiva invidiosa, chi ha una vita in comune con compagno.
non e migliorata per niente,
anzi sono peggiorata. non ribello per cosa ? tanto non posso piu cambiare niente, ma non e migliorata niente.
ti bacio
Conny1810
giovedì 26 novembre 2009 16:30
cara Eva noi non possiamo fuggire dalla sofferenza, è una realtà con la quale prima o poi dobbiamo fare i conti tutti. Per questo quando capita di dover affrontare una prova dolorosa le scelte che abbiamo sono due.

Possiamo accettarla o ribellarci ad essa e magari inveire contro Dio che sembra ingiusto perchè l'ha permessa.
Se la accettiamo con rassegnazione,ci sentiamo subito sollevati e il dolore che viviamo non schiaccia più, diventa sopportabile perchè Dio accetta la nostra offerta e si prende carico di quello che noi non riusciamo a portare a causa della nostra umanità.

Nessuno desidera soffrire, ma credimi, un conto è soffrire da soli e un altro è vivere la sofferenza in unione con Gesù.
Lui ricolma di una grande forza che aiuta a proseguire nonostante tutto. La preghiera è molto importante nei momenti duri della nostra vita, solo pregando si riesce a sopportare con rassegnazione le prove perchè Dio interviene sempre in aiuto di chi lo supplica.

Ho detto che le prove arricchiscono nel senso che dopo, quando il tempo avrà mitigato il dolore, ci si accorge di essere persone migliori, che possono capire gli altri che vivono nella sofferenza e dare il giusto peso alle cose vivendo meglio la realtà quotidiana.

Ora tu ti trovi a vivere una prova molto dura da cui non puoi fuggire, per questo devi trovare forza e coraggio nella preghiera e con l'aiuto di Dio tornerai a vivere serena anche se ora non vedi via d'uscita. Ci vorrà forse tanto tempo ma ti assicuro che ce la farai.
Coraggio Eva pensa alle persone di cui avrai cura una volta finito il corso di volontariato, aspettano il tuo aiuto. [SM=x1520190]
doncsi
sabato 9 gennaio 2010 14:33
Conosci Eva la storia dell'aquila?




"L'aquila è l'uccello che vanta la maggior longevità:infatti può raggiungere i settant'anni.Però,per arrivare a questo traguardo,verso i quarant'anni deve prendere una decisione difficile.
A questa età,infatti,le unghie delle aquile sono deboli e incapaci di afferrare la preda per alimentarsi;il becco appuntito si incurva verso il petto e le ali,ormai vecchie,rendono difficile il volo.
L'aquila ha quindi due sole alternative:o morire o sottoporsi a un doloroso processo di trasformazione,che durerà centocinquanta giorni.
Questo processo consiste innanzitutto nel ritirarsi sulla cima della montagna per costruirsi il nido su una parete;successivamente,l'aquila inizia a colpire con il becco la parete,fino a distruggerlo. Dopo averlo frantumato,si forma gradualmente un nuovo becco con il quale strapperà,a una a una,le unghie dei suoi artigli. Quando i nuovi artigli cominciano a formarsi,l'aquila inizia anche a perdere le sue vecchie piume.
Dopo cinque mesi di drammatico rinnovamento,che le consentirà altri trent'anni di vita,l'aquila diventa pronta per spiccare il volo."

Coraggio Eva,devi continuare il tuo cammino terreno anche se ancora ti risulta penoso per la perdita del caro Aldo...
Hai iniziato un processo di rinnovamento che sta trasformando la tua ferita in una crescita spirituale che ti avvicina ancora di più ad Aldo e alla gioia immensa che il Cielo, dove si trova ora la sua anima generosa,ispira.
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