Testimonianza della moglie di Antonio Santarelli, il carabiniere aggredito un anno fa da 4 ragazzi e morto questa mattina.
Morto il carabiniere massacrato prima del rave
Antonio Santarelli, 44 anni, non ce l'ha fatta. Fu picchiato ad un posto di blocco da quattro giovani fiorentini
Un anno di agonia, passato attaccato ai macchinari dei vari centri specializzati, in condizioni disperate. Ma il cuore di Antonio Santarelli, uno dei due carabinieri pestati il 25 aprile 2011 da un gruppo di ragazzi mentre andavano ad un rave party nella zona di Sorano (Grosseto), ha smesso di lottare questa mattina. L'uomo, 44 anni, di Guardia Romano di Notaresco, è deceduto nel centro di Imola, dove era in cura.
QUELLA MALEDETTA SERA - L'episodio risale alla Pasquetta dello scorso anno, quando Santarelli era di servizio insieme al suo collega Domenico Marino. I militari fermarono ad un posto di blocco una macchina nella zona di Sorano con quattro ragazzi a bordo, diretti ad un rave party. Tre minorenni (due intanto hanno compiuto i 18anni) e un maggiorenne, Matteo Gorelli. Durante il controllo però i i giovani aggredirono a colpi di spranga e bastoni i due: usarono anche il paletto di una recinzione. Marino ha riportato conseguenze gravi, tra cui la perdita di un occhio, mentre a Santorelli è andata molto peggio. Colpito da una bastonata all'altezza del collo, il carabiniere è entrato in coma per non svegliarsi piú.
L'ACCUSA PER I RAGAZZI - L'accusa nei confronti dei ragazzi, arrestati subito dopo l'accaduto, adesso si aggrava: omicidio. Il giudice aveva disposto a carico delle famiglia un sequestro di beni per un totale di 500mila euro, in modo da assicurare il pagamento del risarcimento. Ma ora questa disposizione potrebbe cambiare.
L'INTERVISTA ALLA MOGLIE - «Non c’è niente di umano in tutto questo. Non ho altro da aggiungere». A dirlo fu Claudia Santarelli, moglie di Antonio, nei giorni subito dopo l'aggressione. «È dura come sempre - ha aggiunto Claudia Santarelli -. La forza arriva, il Signore ce la sta mandando continuamente: altrimenti, umanamente, non è un dolore sopportabile».
Tratto dalla pagina facebook:
movimento poliziotti
Anche se questa testimonianza è molto breve, racchiude l'essenziale: eventi come questi, ingiustizie così terribili non sono umanamente concepibili. Semplicemente, ci sono cose che con le nostre sole forze non possiamo sopportare. Il dolore della moglie di Antonio, così profondo, ci rivela anche la speranza che si possa superare qualsiasi cosa con l'aiuto della preghiera.
[Modificato da worry 12/05/2012 13:32]