03/05/2010 16:34
Canzone n. 366 - Petrarca



Vergine bella, che di sol vestita,
coronata di stelle, al sommo Sole:.
piacesti sì che 'n te sua luce ascose,
amor mi spinge a dir di te parole;
ma non so 'ncominciar senza tu' aita
e di Colui ch'amando in te si pose.
Invoco lei che ben sempre rispose,
chi la chiamò con fede.
Vergine, s'a mercede
miseria estrema de l’umane cose
già mai ti volse, al mio prego t' inchina;
soccorri a la mia guerra.
ben ch'i' sia terra, e tu del ciel regina.

Vergine saggia, e del bel numero una
de le beate vergini prudenti,
anzi la prima, e con più chiara lampa;
o saldo scudo de le afflitte genti
contra colpi di Morte e di Fortuna,
sotto 'l qual si triunfa, non pur scampa;
o refrigerio al cieco ardor ch'avampa
qui fra i mortali sciocchi;
Vergine, que' belli occhi
che vider tristi la spietata stampa
ne' dolci membri del tuo caro figlio,
volgi al mio dubio stato
che sconsigliato a te ven per consiglio.



Vergine pura, d' ogni parte intera,
del tuo parto genti! figliuola e madre,
ch'allumi questa vita e l’altra adorni,
per te il tuo figlio e quel del sommo Padre,
o fenestra del ciel lucente altera,
venne a salvarne in su li estremi giorni;
e fra tutti terreni altri soggiorni
sola tu fosti eletta,

Vergine benedetta,
che 'l pianto d'Eva in allegrezza torni.
Fammi, che puoi, de la sua grazia degno,
senza fine o beata,
già coronata nel superno regno.

Vergine santa, d'ogni grazia piena,
che per vera ed altissima umiltate
salisti al ciel onde miei preghi ascolti,
tu partoristi il fonte di pietate
e di giustizia il sol, che rasserena
il secol pien d' errori oscuri e folti:
tre dolci e cari nomi ài in te raccolti,
madre, figliuola e sposa,
Vergine gloriosa,
donna del Re che nostri lacci à sciolti
e fatto 'l mondo libero e felice,
ne le cui sante piaghe
prego ch'appaghe il cor, vera beatrice.

Vergine sola al mondo, senza essempio,
che 'l ciel di tue bellezze innamorasti,
cui né prima fu simil. né seconda,
santi penseri, atti pietosi e casti
al vero Dio sacrato e vivo tempio
fecero in tua verginità feconda.
Per te pò la mia vita esser ioconda,
s'a' tuoi preghi, o Maria,
Vergine dolce e pia,
ove 'l fallo abondò la grazia abonda.
Con le ginocchia de la mente inchine,
prego che sia mia scorta
e la mia torta via drizzi a buon fine.

Vergine chiara e stabile in eterno,
di questo tempestoso mare stella,
d' ogni fedel nocchier fidata guida,
pon mente in che terribile procella
i' mi ritrovo sol, senza governo.
ed ò già da vicin l' ultime strida.
Ma pur in te l’anima mia si fida,
peccatrice, i' nol nego,
Vergine; ma ti prego
che 'l tuo nemico del mio mal non rida.
Ricorditi che fece il peccar nostro
prender Dio, per scamparne,
umana carne al tuo virginal chiostro.

Vergine, quante lagrime ò già sparte,
quante lusinghe e quanti preghi indarno,
pur per mia pena e per mio grave danno!
Da poi ch'i' nacqui in su la riva d'Arno,
cercando or questa ed or quel'altra parte,
non è stata mia vita altro ch' affanno:
mortaI bellezza, atti e parole m' ànno
tutta ingombrata I'alma.
Vergine sacra ed alma,
non tardar ch'i' son forse a l'ultimo anno:
i dì miei, più correnti che saetta,
fra miserie e peccati
sonsen' andati, e sol morte n' aspetta.

Vergine, tale è terra, e posto à in doglia
lo mio cor, che vivendo in pianto il tenne,
e de mille miei mali un non sapea;
e per saperlo pur quel che n' avenne
fora avenuto, ch'ogni altra sua voglia
era a me morte, ed a lei fama rea.

Or tu, Donna del ciel, tu nostra Dea,
(se dir lice e convensi),
Vergine d' alti sensi,
tu vedi il tutto; e quel che non potea
far altri, è nulla a la tua gran vertute,
por fine al mio dolore;
ch'a te onore ed a me fia salute.

Vergine, in cui ò tutta mia speranza
che possi e vogli al gran bisogno aitarme,
non mi lasciare in su I'estremo passo;
non guardar me, ma chi degnò crearme;
no 'l mio valor, ma I'alta sua sembianza
ch'è in me, ti mova a curar d'uom sì basso.
Medusa e l’error mio m'àn fatto un sasso
d'umor vano stillante:
Vergine, tu di sante
lagrime e pie adempi 'l meo cor lasso,
ch' almen l'ultimo pianto sia devoto,
senza terrestro limo
come fu 'l primo non d'insania voto.

Vergine umana e nemica d' orgoglio,
del comune principio amor t' induca:
miserere d' un cor contrito, umile,
che se poca mortaI terra caduca
amar con sì mirabil fede soglio,
che devrò far di te, cosa gentile?
Se dal mio stato assai misero e vile
per le tue man resurgo,
Vergine, i' sacro e purgo
al tuo nome e pensieri e 'ngegno e stile,
la lingua e 'l cor, le lagrime e i sospiri:
scorgimi al miglior guado
e prendi in grado i cangiati desiri.

Il dì s'appressa, e non pote esser lunge,
sì corre il tempo e vola,
Vergine unica e sola,
e 'l cor or conscienzia or morte punge:
raccomandami al tuo Figliuol, verace
omo e verace Dio,
ch’accolga 'l mio spirto ultimo in pace
.
[Modificato da worry 03/05/2010 16:35]