Ascolta
Dio, ascolta.
Conoscemmo i giorni,
le notti,
lo splendore e la forza,
gli uomini.
Abitammo il tempo,
la terra,
il dolore e il silenzio,
che fuggimmo,
che tememmo.
Erigemmo mura,
città,
fragili torri che mai
sfiorarono il cielo.
Questo cielo lontano,
dove vagano nubi d'argento,
tese come vele.
Tu che un alito divino
infondesti nell'argilla
e a noi venisti,
ascolta.
Indicasti gli ultimi,
stanchi tacemmo.
Scegliesti fame
e freddo.
Dimenticammo.
Scorgesti amore
nel cuore dell'uomo,
verità nel cuore dei fanciulli.
Ci limitammo alla ragione,
ci illudemmo.
Fuggimmo, Padre,
dai servi,
dai fuochi delle fiaccole,
scegliemmo l'ombra,
ci allontanammo.
Ebbri vivemmo,
errando sulla terra,
perduti
nella pienezza del cammino.
Ma tu,
Padre,
attizzasti nuovi fuochi,
abbellisti la tua casa.
Poi sedesti
sorridente sulla soglia
e sempre siedi.
Ad aspettare.
Eros Olivotto
Commento dell'autore:
La poesia è una forma di preghiera. Rivolgersi a Dio, dà la possibilità di tornare ad essere ciò che si è; una parte di questa immensa cosa che si chiama vita. Una piccola parte, certo, ma così unica da risultare irripetibile.