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Ferrovia Principe-Granarolo

Ultimo Aggiornamento: 30/11/2019 12:09
12/05/2014 08:49
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www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/05/12/ARAPvHE-dirigente_ritardi_licenzia...


Genova - D ue impianti fermi, e chissà per quanto, per ordine del ministero dei Trasporti sono solo la conseguenza plateale di una vicenda assai più intricata. Perché dietro la paralisi della ferrovia Genova-Casella prima e, da venerdì scorso, anche della cremagliera di Granarolo, si cela il licenziamento di un dirigente di Amt, un fatto di per se più unico che raro. Ma, come sempre accade, una testa che rotola è solo la manifestazione di un qualcosa di molto più ampio. E questa storia non fa eccezione, visto che attorno al destino delle due ferrovie si gioca una partita molto più grande, quella dei finanziamenti al trasporto pubblico. Un tira e molla che si incrocia con il rapporto, sempre più teso, tra la Regione - che ha già mandato messaggi sibillini sulla probabile nuova riduzione dei contributi al settore - il Comune di Genova e l’azienda del trasporto, di cui è azionista al 100%.

Per individuare il classico tappo che salta occorre tornare al 29 aprile. Paolo Gassani, 56 anni, uno dei nove dirigenti di Amt - a cui si deve aggiungere il direttore generale, Stefano Pesci - riceve la lettera di licenziamento. «Rotto il rapporto di fiducia», recita il provvedimento siglato dal direttore del personale Antonio Serra. La formula, piuttosto generica applicabile non a caso alle figure di vertice, non spiega granché. In buona sostanza, a Gassani viene attribuita la esclusiva responsabilità della mancata ripresa del servizio della Genova-Casella, bloccata dallo stesso ministero dal 10 novembre 2013. Uno stop imposto per motivi di sicurezza (già in quel momento il treno circolava grazie a una proroga, la seconda) per il mancato adeguamento della linea. Per la rabbia dei Comuni serviti e della Regione Liguria, proprietaria della ferrovia, che Amt ha in gestione fino al 2019.

Per Gassani, filtra dall’azienda, pesano i troppi appalti che tra mille e più intoppi hanno avuto tempi biblici. Primo, quello per adeguare due ponti - l’uno da sostituire, l’altro da ristrutturare - che si trascina fin dal 2010 e che ha visto le prime due imprese classificate arrendersi. Ma ad influire sarebbe stata anche la gestione di passate gare.

Oltre le motivazioni ufficiali, e responsabilità vere o presunte - l’ingegnere ha già detto che impugnerà il licenziamento - c’è la storia personale di Gassani. Storico responsabile della Genova-Casella, non si è mai integrato nel corpo dirigente di Amt. Di più, ai tempi dell’acquisizione della ferrovia da parte di Amt, il suo assorbimento era stato in dubbio fino all’ultimo istante. E ora molti in via Montaldo sono pronti a scommettere che questa sua non appartenenza al giro giusto abbia influito nell’adottare nei suoi confronti la massima punizione. Per colpe - concrete o presunte che siano - che, se fossero state in capo ad altri, avrebbero magari comportato sanzioni meno severe.

Certo i tempi sono cambiati, l’austerità domina. E, è chiaro, un dirigente in meno, seppure finanziariamente una goccia nel mare a fronte di buchi milionari e di un’emergenza che è strutturale, è una carta che può essere spesa su molti tavoli, da quelli sindacali, alla politica, fino alle stanze della Regione.

La vicenda personale si incrocia ora con il destino delle ferrovie. Dopo il licenziamento, Amt si è trovata nella posizione di dover nominare in tutta fretta un nuovo direttore d’esercizio per entrambi gli impianti, fino a quel momento affidate a Gassani. E, a parere del ministero dei Trasporti e dell’ufficio Ustif, l’ufficio speciale trasporti a impianti fissi, sovrano su tutto ciò che non si muove su gomma, lo ha fatto con una procedura illegittima. Limitandosi a far subentrare i due vice responsabili della ferrovia Genova-Casella e della cugina a cremagliera, quando invece avrebbe dovuto comunicare preventivamente il nome del nuovo direttore all’ufficio ministeriale, che a Genova conta un tecnico ma dipende dalla sede della Motorizzazione di Torino.



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